Azienda Triches Christian Dal 2003 all’avanguardia nel restauro del legno

Azienda Triches Christian, dal 2003 all’avanguardia nel settore del restauro del legno. Una ditta individuale, quella sita in via Agordina a Sedico, in costante sviluppo e che oggi conta 10 addetti. Un’esperienza che il titolare da un anno e mezzo mette al servizio del territorio anche nel ruolo di presidente del Centro Consorzi e della Scuola del Legno.
Christian Triches, com’è nata l’azienda a tuo nome?
Vengo dalla Scuola del Legno, che ho frequentato tra 1988 e 1990. Poi ho fatto 11 anni da dipendente, prima di aprire la mia attività. Che inizialmente si è occupata di semplici manutenzioni e ripristini nelle case del vicinato, per poi sempre più specializzarsi nel pubblico. Con cui oggi lavoriamo molto: siamo qualificati per farlo con i beni vincolati, quindi con la Sovrintendenza. Un’attività sempre più senza concorrenza: spaziamo, abbiamo cantieri anche a Venezia, Genova, un po’ tutto il nord Italia. Questo perché il restauro è stato un po’ abbandonato, dato che la falegnameria in sé ha puntato molto su serramenti e arredo, mentre il restauro specifico è rimasto molto di nicchia.

Punti salienti di questa storia ormai ultraventennale?
Siamo cresciuti per step graduali. Mia mamma aveva un negozio di abbigliamento; io ho cambiato totalmente settore, mi sono praticamente fatto da solo. Poi, una volta aperta l’azienda, ci ho sempre creduto. Ad esempio, 12 anni fa ho costruito – con una ditta di La Spezia – e brevettato un macchinario antitarlo a microonde. Uno strumento senza gas, non tossico, che potesse eliminare questa larva infestante del legno. Ho sempre cercato di essere all’avanguardia, di cercare innovazione e ricerca pur in un settore che si occupa di beni storici. In questo campo, abbiamo fatto un’opera rilevante alle scuole Gabelli a Belluno: serramenti molto importanti, un paio d’anni di lavoro, conservandone il manufatto storico aumentando al contempo le prestazioni meccaniche, termiche, acustiche.

I vostri punti di forza?
Quando prendiamo in carico un bene vincolato, la maggior parte del nostro lavoro nel serramento. È la parte più difficile da restaurare, perché bisogna considerare l’afflusso all’acqua, la resistenza termica ed altri elementi ancora. Ad ogni modo, grazie alla nostra falegnameria, tutto quello che è legno – dal solaio alla travatura, dal mobile al serramento – andiamo a recuperarlo. O, se mancante, a produrlo ex novo con i medesimi disegni e gli stessi legni. E siamo sempre propensi a spingerci oltre, a cercare canali nuovi.

Un’attività che ben si inserisce nella tua storia e nel tessuto artigianale locale.
Da presidente della Scuola del Legno, nelle nuove generazioni cerco di muovere la passione, ancora prima del pur importante discorso economico. E poi la bassa Valbelluna è stata patrimonio mondiale del legno: qui sono nate falegnamerie importantissime, purtroppo poi andate in decadenza, perché fino a 10-15 anni fa non c’era un vero ricambio generazionale. Adesso, grazie anche la Scuola del Legno, c’è molta più sensibilità in questo senso. Lavorando tanto fuori, mi rendo conto che la manodopera del legno veneta, specialmente bellunese, è richiestissima. Sia per la preparazione, sia proprio per l’eredità di una Scuola molto forte».

Ivan Ferigo